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lunedì 9 maggio 2022

Muzzioli vs Giuliani ✍

 


Il nonsense di Giuliani persegue la semantica dell’incongruo con una buona dose di gioco, facendo sprofondare la formazione del senso in appositi punti di crollo, malgrado il mantenimento della corretta sintassi. Basti pensare a un titolo come Azzurro pari venerdì: il colore potrebbe stare con il “pari”, ma allora al tavolo della roulette dovrebbe essere rosso o nero; il pari potrebbe stare con una data, ma non la data con un colore; un venerdì potrebbe essere azzurro in caso di giorno sereno, ma allora perché pari? Se la struttura ricorda un esito enunciato dal croupier, il “rien ne va plus” qui è davvero impazzito.

Sebbene la “contestazione del testo” non venga esibita, come avviene in altri (ad esempio in Balestrini), con violenti colpi di forbici e montaggio brusco, tuttavia sono convinto che un titolo come Versi e nonversi (della edizione feltrinelliana del 1986) non voglia soltanto alludere ai generi e far in modo di poter accogliere nel libro anche la prosa de Il giovane Max, ma indichi al contempo il conflitto interno tra poetico e antipoetico, quella che definirei come “auto-antitesi”. Le due cose insieme; già nel lontano 1966, con rigore Gianni Scalia annotava che in Giuliani «l’azione negatrice si ripositivizza; la scoperta del materiale reificato è anche liberazione dalla reificazione nel nuovo rapporto stabilito tra negazione e “vitalità linguistica”».

A guardar bene, c’è l’incentivazione dell’invenzione; c’è la gustosa clownerie e la rigogliosa patafisica (come il convegno ha confermato); c’è la scatenata deformazione del linguaggio fino ai neologismi da grammelot; c’è la ricerca sul ritmo, che comincia facendo zoppicare l’endecasillabo e arriva al verso lungo litaniante del Tautofono (a mio giudizio l’apice della poesia dell’autore). Che poi questa capacità funambolica possa risultare polemica agli occhi di chi guarda ciò che invece non c’è (il lirismo, l’emotività, l’evocazione e quant’altro fa la poesia standardizzata) lo lascio ai fautori del melenso rituale dell’“aura fritta”. Sicuramente qualche volta alla polemica Giuliani si è lasciato andare, lo attesta, nella sua lunga attività di critico, almeno quella meravigliosa stroncatura della Storia della Morante che cominciava: «Ho vissuto lunghe ore di abbrutimento: ho riletto per dovere d’ufficio, con scrupolosa angoscia»…