cerca

giovedì 23 dicembre 2010

Due poeti e le anguille di Comacchio

Quant’è bizzarro e giudizioso il caso, certe volte. Fortuite coincidenze editoriali ci hanno rimesso sotto gli occhi l’opera poetica di due scrittori diversissimi e ciò nondimeno individuabili nella medesima costellazione: Antonio Delfini (1908-1963) e Corrado Costa (1929-1991). Potremmo chiamarli: quelli dall’immaginazione eccentrica, i giocolieri malinconici e stravaganti (malinconia d’impronta baudelairiana), i marginali per vocazione. Ma, oltre questa generica collocazione, si danno alcuni motivi per accostarli e per capire ciò che li collega pur essendo tanto diversi.
Di Delfini, che è sempre stato e resta un autore di culto per una cerchia di lettori affezionati, sono soprattutto noti gli incantevoli racconti. Le sue Poesie della fine del mondo, pubblicate da Feltrinelli nel 1961, le si è lasciate cadere nell’oblio per decenni. Strana indifferenza verso un libro singolar-profetico, villano, inferocito e tenero, perennemente provocatorio e liberatorio. Gli scritti sottilmente funamboli e i disegni di Corrado Costa erano conosciuti, e nemmeno sempre, nell’ambito e nei dintorni della neoavanguardia. Sparsi la maggior parte in piccole riviste, plaquettes, cataloghi di gallerie d’arte, stampe per pochi amatori e amici, ci auguravamo nel ’91 in queste pagine che qualcuno li raccogliesse in volume.
Hanno pensato due piccoli editori a far apparire, pressoché contemporaneamente, la ristampa delle poesie delfiniane e una buona antologia dei testi paradossali e fantasiosamente enigmatici di Costa. Pubblica Poesie della fine del mondo e Poesie escluse, a cura di Daniele Garbuglia, la Quodlibet (Macerata, Vicolo Ulissi 4; pagg. 144, lire 22.000). Cose che sono parole che restano, testi e disegni di Corrado Costa a cura di Aldo Tagliaferri, esce da Diàbasis (Reggio Emilia, viale Isonzo 8; pagg. 204, lire 30.000). È giusto segnalare che due Biblioteche civiche – quella di Modena dedicata appunto a Delfini e la Panizzi di Reggio Emilia – hanno contribuito alle spese di edizione. Delfini era modenese. E Costa, nato in provincia di Parma a pochi passi dal territorio di Reggio, è cresciuto e ha sempre vissuto in quest’ultima città.
Ai tempi del Gruppo ’63, Costa proponeva di fondare «il gruppo dei poeti estensi, sotto l’egida di Ciro Menotti, contro i poeti di Parma». Tra i quali si distinguevano, inutile dirlo, influenti detrattori della neoavanguardia. E Delfini, per via di una devastante delusione amorosa, prese a odiare Parma con tale furore che non si contentò delle ingiurie e invettive scatenate nelle Poesie della fine del mondo, ma scrisse un avventuroso e attraente saggio, pubblicato nella rivista Il Verri, per dimostrare che La chartreuse de Parme di Stendhal era in realtà ispirato da personaggi ed eventi della cronaca modenese.
Costa conobbe di persona Delfini nel 1962 e lo invitò «a mangiare le anguille a Comacchio». Episodio così poco trascurabile che lo ricordò nel 1989 in una allegra autobiografia lunga appena due pagine. I due mattocchi emiliani, sebbene divisi da una generazione e alquanto dissimili per temperamento, avevano origini comuni nel surrealismo e nella patafisica, condividevano una segreta stramberia di visioni, che poi manifestavano in forme opposte e ugualmente radicali.
Spero che Poesie della fine del mondo e l’antologia di Costa non patiscano troppo l’insufficiente distribuzione nelle librerie che affligge tutti i piccoli editori. Perciò ho indicato più sopra l’indirizzo di Quodlibet e Diàbasis (casuale e forse non insignificante affinità nel gusto «umanistico» della denominazione, come per dire: siamo piccoli, ma speciali). Insomma ad autori ritenuti eccentrici e marginali rispondono editori fieri di dichiararsi eccentrici e marginali anche nel nome.
Un buon lettore è per definizione versatile e flessibile; e ha imparato in qualche modo, per istinto o riflessione, che i buoni poeti mirano, usando le parole, a oltrepassarne il senso. Perfino il linguaggio osceno, poniamo, nella potenza espressiva di un Gioachino Belli, acquista una impensata valenza comico-tragica. Ora, l’irrisione esulcerata e forsennatamente grottesca di Delfini, e lo stile leggero, parodico-concettuale di Costa, derivanti tutt’e due dai rami patafisico-surreali, risultano, anziché marginali, centralissimi, se siamo disposti a cogliere il piacere delle loro opposte forme. «Viviamo di catastrofi», constatò con pacata ilarità il fondatore della patafisica Alfred Jarry.

Reggio Emilia,Tra poesura e pittrìa di Corrado Costa, primavera 1995
Con Elio Pagliarani e Alfredo Giuliani alla mostra [25'40"]

L’impulso profetico-catastrofico travolge e al tempo stesso sorregge le poesie di Delfini nel furore e nel gioco dell’insensatezza, pulsante di quel senso sfigurato che soltanto la poesia vi scopre. Corrado Costa muove dalla stessa percezione del mondo sfregiato da una ricognizione critica del personaggio poetico moderno, quell’antieroe minacciato dall’orrore e dall’assurdo che fa la sua prima apparizione nelle Fleurs du Mal di Baudelaire.
Non per caso la prima raccolta di Costa è intitolata Pseudo-baudelaire (Scheiwiller 1964). In quei testi di esordio si consuma la catastrofe del linguaggio simbolico. Il poeta batte e ribatte su una situazione di pericolo estremo: oggi niente è più plausibile. Il Male è diventato un sosia del Bene (famosa poesia «I due passanti»: quello distinto con il vestito grigio e quello distinto con il vestito grigio, «uno che tortura e l’altro senza speranza»). Giustificare la storia significa eleggere il carnefice a vittima del Sistema. Non si distingue più il giusto dal giustiziere; «non è previsto ai vinti morire per nessuna vittoria/ l’esecutore resta ancora in carica pro e contro i fucilati».
Poiché non c’è altro da fare per smascherare l’ambiguità del linguaggio simbolico che pretende di significare questa situazione, Costa si avvierà dopo Pseudobaudelaire verso un’esperienza ulteriore: il poeta si dedicherà a svuotare le parole di tutte le significazioni fittizie, le spoglierà di ogni intenzione simbolica. Ora le parole più semplici e nude predicano senza trucchi espressivi il concreto invisibile, la sfuggente totalità in cui abitano; la complessità e la fragilità intere della situazione. Proviamo a leggere questa «Conversazione da solo», che a prima vista può sembrare un gioco di destrezza concettuale:
ci sono delle cose che sono di fronte a questa pagina aperta / collegate ad altre che sono dietro le spalle / ci sono delle cose di fronte a questa pagina aperta / che sono collegate / alle cose che mancano / le cose come le cose / al centro c’è il tuo posto / al tuo posto non c’è nessuno.
Non è piuttosto un lucido autoritratto del pensiero che si stacca da sé, facendo il giro di ciò che è presente, di ciò che è virtuale, di ciò che manca e di ciò (il soggetto, l’io) che viene a mancare? Non c’è dubbio che Costa ci conduce in un limbo spaesato, che sta oltre quella realtà degradata e orrenda di cui non si può più parlare.
Invece è proprio quest’ultima che Delfini aggredisce inventando i suoi toni più grandiosi nell’invettiva, nella farsa del nonsense, nel grand-guignol (vedi la poesia «O Goro» tra le escluse, che è anche un truce allucinato racconto), nel turpiloquio, nella derisoria ricorrente minaccia di guerra agli ignobili e di vendetta contro gli «assassini».
Il poeta lotta contro le parole e contro gli assassini degli uomini e delle parole. Oscilla tra la disperazione furente e l’esaltazione: «È inutile distruggere gli anni, / inutile la Gran Situazione: / Non c’è più salvezza – più niente. / Rivoluzione, parola trombone» (scrive nel novembre 1958). -«Oggi sono il capo di una grande rivolta. / Mi ascoltan gli uccelli nel cielo / mi ascoltano i cani stavolta!» (conclude la poesia «Torna la liberta» dell’agosto 1959). A rendere abitabile il mondo che sta finendo penseranno gli squadroni dei fedeli d’Amore, guidati da «una Bambina con una rosa in mano», figlia di Guido Cavalcanti! Gli ignobili imperversano e le parole del poeta sono la realtà:
Mercanti, banchieri, avvocati, ingegneri, cocchieri, / non siete che polvere di rotti bicchieri, / di cui faremo carta vetrata per sfregiare la faccia / dei nostri irricordabili ricordi di ieri.
Delle parole Delfini brucia le scorie morte: «È mio dovere scrivere la mala poesia». Il suo anticanzoniere amoroso e civile è una rivolta iperbolica contro gli oltraggi della vita-morte. Digrignando, il poeta se la gode infilando nei versi collages, filastrocche oscene, deformazioni nominali, metaplasmi e metatesi burlesche. Ma a tratti Delfini è mirabilmente patetico e preso da una sbandata pietà per l’impazzare del Male. Pietà che, non sia mai, potrebbe colpirlo per la «sozza e immonda» antibeatrice che è la sua musa alla rovescia:
Se tu ti ammalassi e tu chiedessi pietà… / che orrore dovertela concedere che orrore! / Non ti ammalare – ti prego – non ti rinsavire / non diventare santa non ti riscattare! / Sarebbe veramente schifoso doverti perdonare. / La mia vendetta che domando per te è questa: / come adesso sei e fosti, stronza resta!
Mentre prega, invoca, maledice, il poeta si ricorda di Baudelaire, «della sera che dice sempre io t’amo» (On se souvient de Baudelaire la nuit), si ricorda dell’infinito e dell’oblio.
Io trovo superba la conclusione delle Poesie della fine del mondo: Han suonato alla porta: / Niente ordini per noi comandanti. / Niente ordini per noi qui del cielo.
Li si legga pure poco e male, i poeti non possono essere smentiti.
Alfredo Giuliani: Due poeti e le anguille di Comacchio
«La Repubblica» 22-09-1995

martedì 2 novembre 2010

Alfredo Giuliani incontra gli studenti in biblioteca, legge Invetticoglia


Salta l'unià verbale OSSESSIONE SEMANTICA verso un'unità fittizia: Invetticoglia, perversa violenta neologica libidine aggressiva

lunedì 1 novembre 2010

E che vuol dire, poi, di questi tempi?

Le Perseidi quest'anno non sono congruenti al X Agosto e questa notte nell'aria tranquilla le stelle sono ferme e non cadono. Così si apre un gran processo all'ora esatta, se è vero che libri e clessidre non mentono mai di questi tempi. “E che vuol dire, poi, di questi tempi? Vuol dire di queste settimane, di questi mesi, anni, decenni, secoli? Fate voi: di questi tempi è un presente allegorico. Resta inteso che a noi pare scrittore degno di nota soltanto chi è capace di significare, in piccolo o in grande, la condizione emotiva e mentale dell'oggi incombente. La condizione reale, effettuale, e quella possibile.” (da Alfredo Giuliani sul Klobas di Orari contrari). Tra l'una e le 3:30 della notte tra il 12 ed il 13 agosto, (e un altro picco inizia alle 4 del mattino del 13 agosto ) il tutto con la Luna Piena, a patto di sdraiarsi in un posto buio con tutto il cielo libero sopra di noi, potremmo pensare con nostalgia a un grande spazio dentro di noi, la coscienza del Noi perduto nel Mare Digitale che forse sta, questa sere, tra il Mare della Tranquillità, lo vedi? E il Kilimangiaro delle origini, in proiezione assatanata di mappe.

Ma, e qui torna Giuliani, “non si può raccontare il parossismo col parossismo, la catastrofe con la catastrofe. Bisogna introdurre nella scrittura la forma ipotetica dell'allegoria, la quale consente di «straniare», di prendere le distanze (per vedere meglio). Bisogna lasciar credere che ci s'impiglia nell'assurdo, nell'incongruo, nei parossismi fittizi dell'immaginario; come accade generalmente agli umoristi, che si contentano di tali effetti. Bisogna avere l'aria di non dire niente (niente di reale), mentre si sta facendo il possibile proprio per dire le cose come stanno” e se non ci accontentiamo degli effetti speciali nel cinismo dei media, dobbiamo proprio tentare di dire quali tempi corrano con la velocità impercepita delle tecnoscienze.

Abbiamo messo Google al vento, il paradigma duttile e forte per stare in scia nella sfida presente, l'abbiamo impiegato quietamente nelle notti estive per seguire Costantino Sigismondi sul terrazzo a Monteverde ove sale per le sue misure: e la Google Television Of Calabria è andata in onda.
L'asincronia è piegata agli eventi e si va in rete
a tempo e a luogo; siamo forse già al 12 e al 13 del mese, “ Quando osservate le stelle cadenti imparate a distinguerne la provenienza: alcune, specie nelle prime ore della notte, non vengono dalla costellazione del Perseo (che sorge ad Est verso la mezzanotte), ma dal Capricorno, dall'Acquario o dal Pesce Australe (che appaiono a Sud)”
con l'omino del software sollecito e sempre intento al trasferimento, sensibile agli spazi, installato nel tempo giusto dei fatti che incalzano.
2
La Google Television che approda all'OraEsatta funziona, così. Google fornisce voce in trasferimento
SendVoiceMail, scambio SendFiles, ricerca qui ed ora Search, gestione degli scritti in diretta e in memoriaGoogleTalk, posta ferma o frizzante (provate la ricerca in posta negli arrivi e nelle partenze!) alla redazione degli utenti Gmail, al suo LifeSharing. Per giunta la Calabria ad Arcavacata ha messo il suo omino di software nel server del Dipartimento. Questa sorta di Perelà dello scripting è il Simulatore principe di Bacone, scrive il suo client di fumo per la posta e lo accende, così sottrae puntuale tutto quel che da google arriva, per sistemarlo al sicuro nelle dispense del server ove alberga; apre e chiude i cassetti delle directory, ordinato e ruspante, ove va collocando il flusso delle cose nella panoplia digitale che si crea notte e giorno sotto l'impulso del X Agosto. Il software è una macchinetta di righe, transcodifica i files delle voci che corrono al media, spacchetta e dispiega, con azioni sensate governa il traffico: la gente digita, indica, prima e dopo, dalla mappa stellata, nel buio della terra le voci s'intrecciano, con gli ooooh e i desideri espressi a mente. Si tratta di scripting in Php su server Linux ove gira l'Helixserver di Voxsophiae che si occupa specificamente di ricollocare nella GoogleRadioOfCalabria la successione sonora degli eventi con carte e cartine, foto, commenti, in un flusso incoerente a disposizione dell'editor.
La magia viene poi quando il web restituisce il quadro complessivo, mutevole e vario, ma orientato e somigliante al modo della Emittente Radio su Internet: la Radio che si guarda su un Monitor, si ascolta nel contempo e si legge su Calabria Ora al mattino. L'anchorman è ofcalabria@gmail.com

giovedì 14 ottobre 2010

17-Dic-94 Conferenza Poetel Telematica

498, 17-Dic-94, 14:31, I-----, 590, F.Baiani, I, Roma
-----------------------------------------------------
Conferenza Circonferenza

Riporto un messaggio inviatomi da Claudia Cataldi,
su sua spontanea richiesta...

INCONTRI

Lunedi'
c'e' Alfredo Giuliani
in Circonferenza.

Entrera' a dare un'occhiata...
---------------------------- cut here

Se poi mi deste il permesso di entrata nella conferenza
potrei guidare il nostro Giuliani all'interno di Conferenza Poetel.

Fai un salto nella Circonferenza, intanto.

saluti
claudia

martedì 12 ottobre 2010

Montale

MONTALE

è riuscito a trasmettere ai suoi successori gli abbozzi di una poetica che egli, votato alla sovrabbondanza vistosa e aulica, non era sempre in grado di praticare. Tutti coloro che hanno ‘attraversato’ D’Annunzio con intelligenza — da Gozzano a Ungaretti a Montale — lo hanno ‘ridotto’ e combinato con altri influssi cercando di sfruttare la sua energia neutralizzandone la retorica.

Del resto D’Annunzio, subito contaminato e corretto con Sbarbaro e Boine e Gozzano, non è che l’iniziale innescatore di una serie pressoché ininterrotta di contraccolpi tematici e stilistici che Montale (o meglio la sua impressiva memoria) ha ricevuto via via dalla tradizione antica e moderna, italiana e straniera. La capacità artistica di Montale è grande nel filtrare, con l’avarizia dell’autenticità, l’informazione poetica altrui, gli venga da Dante o da Yeats o da Mallarmé. E si aggiunga l’attitudine, cresciuta con gli anni, a individuare contemporaneamente i valori fonici e la più concreta semanticità della lingua, a usare con maestria le metafore più attutite, a unire il prezioso e il comune in sintesi rapide e dal disegno incisivo. Il fraseggio montaliano ha una peculiarità sempre distinguibile, che è data dallo spessore stilistico dei vocaboli e dei moduli sintattici e da una concentrazione di tono come signorilmente distratto, mai volontaristico, agevole e necessitato anche se leggermente stravagante.

Montale è probabilmente il più conservatore dei poeti ‘moderni’ ed è moderno da cinquant’anni. Forse perché è riuscito a tenere miracolosamente in piedi, senza sbavature di eloquenza, una storia tutta individuale, spesso cifrata ma non ermetica, di equilibri rovesciati: ha fatto lo scettico con passione, il laico con religiosità, il materialista con allusività metafisica, il visionario con razionalità. Come ha vissuto insieme il senso della necessità e della gratuità dell’esistenza, e dunque il peso dei malcerti confini tra la ragione e l’assurdo, così ha scritto versi per comunicare “quel quid al quale le parole sole non arrivano”.

Alla sua accorta sfiducia nel linguaggio (che è poi la conseguenza crepuscolare del simbolismo fine-di-secolo) e al suo modo reticente e scabro di dire il sentimento della realtà noi dobbiamo l’incantesimo di certi suoi versi e l’enigma insoluto di certi altri. Dobbiamo a questa poetica l’uso semantico degli oggetti, l’apparizione brusca delle cose che vivono di vita propria e che il poeta percepisce a strappi, a lampi, e che sarebbero tali anche se egli non le guardasse e non le riconoscesse.

Il poeta è un nomenclatore di situazioni, il registratore semiautomatico, insieme frecciante e sonnambolico, dei fenomeni che fanno sbandare, accecano o aiutano l’identificazione, questo processo psicologico in cui si rivela “l’infinità dell’individuo limitato”. La riduzione che Montale ha operato nella panica esaltazione esistenziale del D’Annunzio, ricavandone la problematicità e il profondo sperdimento nella natura, vissuta in negativo (perché è il momento “di guardare le forme / della vita che si sgretola”), si riflette puntualmente non solo nel puro probabilismo, nell’accidentalità dei “triti fatti” che egli registra, ma soprattutto nel tormentoso rapporto con l’altro, ridotto a fantasma (dunque presenza allusiva, che può svanire e lasciarti il tuo vuoto o assumere sembianza di angelo salvatore e accompagnarti nella memoria). Falotico e fortunoso è il processo di identificazione col fantasma dell’altro (che è, di volta in volta o nello stesso tempo, l’alterità dell’io, l’estraneità del vissuto, il metafisico Altro, l’amore, la donna sfuggente e catturante). La storia della poesia di Montale si compone di tali momenti discontinui e quasi medianici che il discorso razionale cerca di fissare dall’interno. Proprio perché tutta interiore ma indiretta, la poesia di Montale si affiderà sempre più all’intensa evocazione degli oggetti esterni.

Negli Ossi le aride scogliere delle Cinque Terre battute dai venti mutevoli, il mare che corrode i greti petrosi, le agavi che si levavano tra le rocce, gli uccelli volteggianti nella luce abbagliante, l’accendersi e lo svanire dei colori, i limoni e i girasoli che vincono il grigio con la loro modesta solarità sono tutti segni di un mondo che sorregge appena l’uomo; la sua presenza è dubbiosa, estenuata, e

Giuliani A., “Le droghe di Marsiglia”, Adelphi, pag. 241

Marino Moretti a filo ritorto

MARINO MORETTI A FILO RITORTO

Marino Moretti è stato, fin dalle ormai lontanissime origini, uno scrittore di sottofondi e di malizie, ben altrimenti ambiguo del suo coetaneo e rivale Guido Gozzano. Il poeta della Signorina Felicita mori nel 1916, a meno di trentatré anni; e Moretti è giunto nel 1975 ai novanta. Per una specie di impronta storica con cui la critica li ha segnati, la concorrenza è divenuta inevitabile; e Moretti non ha mai smesso di contrastare a Gozzano il primato nella poesia “crepuscolare”, in quella poesia-prosa, dimessa e ironica, che rappresenta senza dubbio l’ingresso del modernismo nella lirica italiana. Quando a decenni di distanza dalla stagione crepuscolare, fiorita intorno agli anni Dieci, Moretti confesserà questa sua tenace ambizione, lo farà nella sua tipica maniera semplice e ritorta, di sapiente estraniazione: “Come sono lontano I da quella tomba che vidi ad Agliè! / Ebbene, io so che cosa vuoi per te: / superare Gozzano. / Altri tempi. Oggi il tempo è disumano, / e tiene tutti i suoi doni per sé..

Ma nelle poesie scritte da Moretti nello straordinario decennio della longevità, pressappoco dal 1965 a oggi, ci sono testimonianze più preziose, e per esempio questa:

“Come fioriva la parola “triste” / nei versi giovanili, ed ero allegro! / Ora ben so ch’io fui come poeta, / e più ancor nella vita, / scarsamente sincero; / e la parola che

più spesso insiste / nella pagina stanca, anzi sgradita, / fa sì ch’io scioccamente la ripeta, / ma non potrei più dire sono triste” / se lo sono davvero”. Che è una bella lezione di letteratura: un repertorio tematico non ha senso letterale, e non è psicologicamente “vero” neppure nel più egotista dei poeti lirici. Moretti ci costringe a rivedere quanto c’è di presunto e di realmente significante nella poesia crepuscolare: “La strofetta all’antica / non lo sai perché piaccia. / È una piccola ombra che s’affaccia / a dir più che non dica”.

Gli anni della fioritura crepuscolare sono quelli in cui i giovani poeti si vergognano di essere tali. L’unico che soffre non tanto di essere poeta quanto di non esserlo è l’ingenuo fanciullo Corazzini, il romano morto di tisi a ventun anni nel 1907, famoso per quattro o cinque poesie di trasparente e favoleggiato patetismo. Tutti gli altri e fanno della necessità storica virtù e mestiere; e la vergogna è dichiarata con ironia da Gozzano, con allegria dal funambolo Palazzeschi, con malizioso disincanto da Mo-retti. Dietro la loro maniera rinunciataria e masochistica c’è il rifiuto traumatico della pseudo-razionalità civico-borghese, della insidiosa sontuosità verbale del classicismo dannunziano. Il Vate è un totem che viene debitamente ucciso e le cui spoglie sono spartite e inghiottite un po’ da tutti. È così possibile confermare e sviluppare una convenzione ‘scapigliata’ (già fissata nel secondo Ottocento): quella del poeta senza destino, gettato nell’universo, buttato in un angolo, orfano della società e delle muse, nauseato dell’oratoria.

Ma questo poeta umiliato è felice, benché lo dica assai di rado, di aver scoperto un territorio stilistico sempre nuovamente percorribile: col suo realismo interiore (è un verista dell’anima, o crede di esserlo) umilia la realtà. Dai fenomeni della natura, dalla città industriale, dagli oggetti di una civiltà sconnessa e sempre più precipitosa e violenta, cerca di trarre gli inventari più reietti, le preziosità più povere, l’esemplare o il catalogo di analogie che esprimono lo sperdimento, la fiochezza, la desolazione, l’estraneità. È famoso l’attacco di una poesia di Moretti apparsa in volume nel 1915: “Piove. È mercoledì. Sono a Cesena, / ospite della mia sorella sposa, / sposa da sei, da sette mesi appena”. Questo tono distaccato e un po’ distratto è un graffio alla realtà degli altri. C’è anche chi reagisce con tratti burleschi e provocatori, o chi, come Ungaretti, oserà chiamarsi “poeta” senza attenuazioni nel momento in cui i panni del soldato in guerra lo ripareranno dalla viltà borghese esponendolo al coraggio di affermare la propria vitalità di “creatura”. Il poeta, comunque sia, ha cessato di sentirsi demiurgo e visionario; per diventare, però, un sottile persuasore di equivoci e di piaceri storti.

Si sono visti fin troppo bene gli aspetti languidi e piangevoli della poesia crepuscolare, si è vista l’ironia, non si è fatto gran caso alla perfidia e all’ambiguità delle manovre crepuscolari, non si è visto bene quanto di ‘decadente’ (dal punto di vista, almeno, tematico dell’agonia romantica) viene sottilmente macerato in poeti dall’apparenza così inoffensiva. E dire che Moretti nella prefazione a Poesie scritte col lapis (1910) citava con raffinata intenzione di espressività addirittura Oscar Wilde. E sarebbe bastato dedicare una non frettolosa indagine psicoanalitica all’incantevole crudeltà di un poemetto, molto Primo Novecento, come “Il sogno di Pasquetta” con quella serva sognatrice che uccide “per sbaglio” la piccioncina in luogo del piccione maschio compiendo così la simbolica eliminazione della padroncina rivale vincitrice in amore! E lei lo sa, di essersi presa una “dolce vendetta”!

Non ci stupiremo, dunque, se Moretti tornando da vegliardo alla poesia vi si ritragga sempre meno tenero. Ammiriamo invece, e questa è stupefacente davvero, la sua inesorabile grazia e bravura nel parlare di sé, caso forse unico di antico-moderno: “Scrivere è malattia com’è buona salute. / ... / Scrivere è proprio tutto, amare e disamare, / volere il bello e il brutto, tenersi monte e mare”. Scrivere versi è ancora per lui “parlar di sé all’infinito”. Senza poter rinnegare il suo pascolismo di origine (non è questa la sua novità), Moretti ha imparato a straziare un po’ il verso, che tende sempre a venirgli argutamente


Giuliani A., “Le droghe di Marsiglia”, Adelphi, pag. 232

lessici di frequenza

STOLIDITA DEI LESSICI DI FREQUENZA

Leggendo romanzi e periodici e ascoltando commedie e dialoghi di film incontrerete in media il sostantivo “cosa ogni 250 parole, e una parola su otto sarà un articolo determinativo. La particella rafforzativa-negativa “mica”comparirà con una frequenza doppia rispetto, per esempio, all’avverbio “spesso” o al sostantivo “lettera” o alle voci del verbo telefonare”. Tra le prime cento parole usate con più frequenza nell’italiano medio scritto troverete 8 sostantivi: dopo “cosa”, in ordine descrescente, “giorno”, “anno”, “casa”, “uomo”, tempo”, “vita” e “parte”); 20 verbi (che diventano 22 se “essere” e “avere” sono considerati in senso proprio e come ausiliari) tra i quali “parlare” e “pensare”; e molti avverbi, pronomi, preposizioni e congiunzioni (tra cui le meravigliose “se”, “ma”, “che”: senza le quali, dopo la “e”, addio possibilità di discorso).

A che cosa servono queste ricerche quantitative sulla lingua? Forse a orientare sull’insegnamento di base dell’italiano nelle scuole elementari e agli stranieri; dico a orientare e non di più, perché le voci schedate nel “Lessico di frequenza della lingua italiana” da Bortolini, Tagliavini e Zampolli (pubblicato da Garzanti dopo l’edizione fuori commercio della IBM) non sono state ricavate, neppure parzialmente, dal parlato.

Gli autori hanno predisposto lo spoglio elettronico di 500.000 voci traendole da 10 copioni teatrali e 8 cinematografici, 10 romanzi di stile ‘medio’, 6 periodici e 3 sussidiari per le classi elementari: tutti testi datati tra il ‘47 e il 68. Hanno quindi scelto, per includerle nel Lessico le prime 5.356 voci risultanti da un calcolo che teneva conto non solo della frequenza in assoluto, ma anche di un certo rapporto tra questa e la distribuzione nei cinque settori prescelti (teatro, cinema, romanzi, periodici, sussidiari). Sicché, per esemplificare, una parola come “divinità” registrata 15 volte ma in un solo settore (nei sussidiari) è stata esclusa, mentre è inclusa, sia pure tra gli ultimi posti, la parola “intermediario” che compare 3 volte equamente distribuita in tre settori (a quota 15 è anche la voce «poliziotto» che con mirabile giustizia distributiva si è fatta registrare 3 volte in ogni settore).

Sfogliando il Lessico con qualche attenzione si affollano osservazioni curiose e altre prevedibili. Mancano “allegramente”, “collera”, “indifferenza”, “percorrere”, “pranzare”, “tuono”, “vuotare”, tutte voci presenti nel recentissimo “Dizionario del francese fondamentale” (Zanichelli) che Raoul Bloch ha ricavato con poche modifiche dalle circa 3.500 voci del Francais fondamentale (costruito sulla lingua parlata). Non c’è “raffreddore” (che i francesi non si son lasciati scappare) ma c’è “singhiozzo”. C’è “sindaco”, ma non “sindacato”. Si va in “tram” e in “corriera”, mai in “autobus” o in “filobus”. Il caso maligno ha voluto includere tra le 5.356 parole più frequenti la voce “podestà” (che compariva, manco a dirlo, 5 volte nei sussidiari e s’è fatta scovare 2 volte in un romanzo, probabilmente nelle Cronache di poveri amanti di Pratolini) e ha tenuto fuori “federale”, “vassallo”, “governatore”, “duca” e altre simili ugualmente necessarie alla conoscenza della storia. La “frittata” (3) ce l’ha fatta per un pelo; meglio “carota”, uniformemente distribuita una volta per settore.

Il sostantivo “sesso” e l’aggettivo “sessuale” ricorrono con moderata frequenza (15 e 13), soprattutto nei giornali o periodici. Le voci più ardite, tanto per dire, accolte

nel Lessico sono: “puttana” (al cinema 18 volte su 25), “battona” (al teatro e al cinema, mai nei romanzi) e “prostituta”; peraltro mancano “ruffiano”, “lenone”, “magnaccia, e la voce “protettore” compare soprattutto (4 su 7) nei sussidiari: è dunque lecito supporre in altra accezione. Non c’è “mafia”, né “spaghetti” né “maccheroni”, né “pizza”, e “pastasciutta” compare soltanto 5 volte. Non deduciamone alcuna conclusione, per carità.

La prosa dei romanzi schedati — che vanno da Vittorini a Moravia a Calvino a Bevilacqua — è definita dagli autori del Lessico con molta approssimazione, “neorealistica”. Ora, è qui che si scoprono le più allegre cattiverie dell’impassibile calcolatore elettronico. Tutti nominano il “suicidio”, perfino i sussidiari, ma non i romanzi neorealisti; che accennano appena 2 volte al “prosciutto” e mai alla “bistecca”. In questi romanzi si va molto in “bicicletta”(14 su 24), rare le “motociclette” (5 su 24). Pensavo la voce “cagnolino” inflazionata dai sussidiari; e invece no: essi usano soltanto “cane”; sono i romanzi neorealisti ad accaparrarsi “cagnolino” 24 volte su 29.

Il sentimento più diffuso al teatro, al cinema e nei romanzi non è la tristezza, la malinconia, la tenerezza o l’”allegria” (15): è la “paura” (204). Di “soldi” si parla soprattutto al cinema e al teatro, il “sole” splende o tramonta per lo più nei romanzi. Di “giornalisti” parlano frequentemente i giornali (19 su 25), il “blu” si trova in prevalenza nei libri di scuola (oltre che nei terrificanti romanzi di William Burroughs, ma questo non c’entra). A parziale compenso delle pur utili parole assenti (come “edile”, “metalmeccanico”, “idraulico ., “gomito”, “ruga” e “berretto”), dirò che il Lessico è stato si costretto a registrare “chic” e “smoking”, ma anche certi aggettivi ormai da considerare squisiti, come “estatico”, “mansueto” e “stento”.

Non ho ben capito a che cosa serva un lessico di frequenza, se lo si può toccare soltanto con le molle. Però, maneggiato così, si può dir tutto meno che non è divertente.

Giuliani A., “Le droghe di Marsiglia”, Adelphi, pag. 282

lunedì 11 ottobre 2010

Allo studio


03 10 2006

giovedì 23 settembre 2010

schede bibliografiche

Giuliani, Alfredo
Autunno del Novecento / Alfredo Giuliani. - Milano : Feltrinelli, 1984. - 248 p. ; 23 cm. - (Campi del sapere)ISBN 88-07-10012-6
Soggetto...: Letteratura italiana - Sec. 20 - Saggi
Classificaz: 850.9
Lingua.....: ITA italiano
Paese......: IT Italia
Data ISO...: 1984
Biblioteca.: VIA Viareggio
- Coll: 850.9 GIU
- Inve: 033029
Tipo mat...: M 102 Monografia
Record.....: VIA009830
MFN........: 105661
Giuliani, Alfredo
Chi l'avrebbe detto / Alfredo Giuliani. - Torino : G. Einaudi, c1973. - 133 p. ; 18 cm. - (Collezione di poesia ; 101)
Classificaz: 851.914
Lingua.....: ITA italiano
Paese......: IT Italia
Data ISO...: 1973
Biblioteca.: FOM Forte dei Marmi
- Coll: 851.9 GIU
- Inve: 002010
Tipo mat...: M 102 Monografia
Record.....: TW00010349
MFN........: 105662
Giuliani, Alfredo
Le droghe di Marsiglia / Alfredo Giuliani. - Milano : Adelphi, 1977. - 418 p. ; 22 cm. - (Saggi ; 12)
Soggetto...: Letteratura - Saggi
Classificaz: 809
Lingua.....: ITA italiano
Paese......: IT Italia
Data ISO...: 1977
Biblioteca.: POR Poracari
- Coll: 809 GIU
- Inve: 005637
Tipo mat...: M 102 Monografia
Record.....: POR002444
MFN........: 105663
Giuliani, Alfredo
Il giovane Max / Alfredo Giuliani. - Milano : Adelphi, 1972. - 114 p. ; 22 cm. - (Narrativa contemporanea)
Classificaz: 853.91
Lingua.....: ITA italiano
Paese......: IT Italia
Data ISO...: 1972
Biblioteca.: POR Poracari
- Coll: 853 GIU
- Inve: 005649
Tipo mat...: M 102 Monografia
Record.....: POR002445
MFN........: 105664
I novissimi : poesie per gli anni '60 / a cura di Alfredo Giuliani. - Nuova ed. riveduta. - Torino : Einaudi, stampa 1967. - 233 p. ; 18 cm. - (Collezione di poesia ; 19)
Altri nomi.: Giuliani, Alfredo
Classificaz: 851.914
Lingua.....: ITA
Paese......: IT
Data ISO...: 1967
Biblioteca.: CAP Capannori
- Coll: 851.9 NOV
- Inve: 00106
Tipo mat...: M 102 Monografia
Record.....: CAP002528
MFN........: 170711
Pleynet - Faye, Jean Pierre - Roche, Denis
Poeti di Tel quel : Marcelin Pleynet, Jean Pierre Faye, Denis Roche / a cura di Alfredo Giuliani e Jacqueline Risset. - 2. ed. - Torino : G. Einaudi, c1968. - 250 p. ; 18 cm. - (Collezione di poesia ; 52)Trad. italiana a fronte
Altri nomi.: Giuliani, Alfredo
Risset, Jacqueline
Soggetto...: Poesia francese - Sec. 20 - Antologie
Classificaz: 841.9
Lingua.....: ITA italiano
Paese......: IT Italia
Data ISO...: 1968
Biblioteca.: FOM Forte dei Marmi
- Coll: 841.9 POE
- Inve: 001344
Tipo mat...: M 102 Monografia
Record.....: TW00010317
MFN........: 188715
Shakespeare, William
Pericle, principe di Tiro / di William Shakespeare ; traduzione di Alfredo Giuliani. - Genova : Edizioni del Teatro stabile di Genova, 1982. - 118 p., [4] c. di tav. : ill. ; 18 cm. - (Teatro di Genova ; 39)Contiene note critiche su Shakespeare e la sua
opera.
Altri nomi.: Giuliani, Alfredo
Classificaz: 822.33
Lingua.....: ITA italiano
Paese......: IT Italia
Data ISO...: 1982
Biblioteca.: TEG Teatro del Giglio
- Coll: 822.33 SHA
- Inve: 016606
Tipo mat...: M 102 Monografia
Record.....: TEG001482
MFN........: 218714
Shikibu, Murasaki
La signora della barca ; Il ponte dei sogni / Murasaki Shikibu ; traduzione dall'inglese di Piero Jahier ; prefazione di Alfredo Giuliani. - Milano : Bompiani, 2002. - XX, 473 p. ; 19 cm. - (Tascabili Bompiani. Racconti e romanzi ; 792)Tit. orig.: Genji
monogatari. - ISBN 88-452-5156-X
Altri nomi.: Jahier, Piero
Giuliani, Alfredo
Classificaz: 895.63
Lingua.....: ITA italiano
Paese......: IT Italia
Data ISO...: 2002
Biblioteca.: ALT Altopascio
- Coll: 895.6 SHI
- Inve: 019455
Tipo mat...: M 102 Monografia
Record.....: ALT010661
MFN........: 219454
Tasso, Torquato
Gerusalemme liberata / Torquato Tasso ; raccontata da Alfredo Giuliani con una scelta del poema. - Torino : Einaudi, 1970. - 243 p.. - (Gli struzzi ; 12)
Abstract: Poesia italiana 1542-1585
Altri nomi.: Giuliani, Alfredo
Classificaz: 851.4
Lingua.....: ITA italiano
Paese......: IT Italia
Data ISO...: 1970
Biblioteca.: SBG Sistema Bibliotecario Garfagnana
- Coll: 851.4 TAS
- Inve: 5859
Biblioteca.: SBG Sistema Bibliotecario Garfagnana
- Coll: 851.4 TAS
- Inve: 985
Tipo mat...: M 102 Monografia
Record.....: SBG4AS003013
MFN........: 232165
Tasso, Torquato
Gerusalemme liberata / Torquato Tasso ; raccontata da Alfredo Giuliani con una scelta del poema. - Torino : Einaudi, 1970. - 243 p.. - (Gli struzzi ; 12)
Abstract: Poesia italiana 1542-1585
Altri nomi.: Giuliani, Alfredo
Classificaz: 851.4
Lingua.....: ITA italiano
Paese......: IT Italia
Data ISO...: 1970
Biblioteca.: SBG Sistema Bibliotecario Garfagnana
- Coll: 851.4 TAS
- Inve: 5859
Biblioteca.: SBG Sistema Bibliotecario Garfagnana
- Coll: 851.4 TAS
- Inve: 985
Tipo mat...: M 102 Monografia
Record.....: SBG4AS003013
MFN........: 232166
Tasso, Torquato
Gerusalemme liberata di Torquato Tasso / raccontata da Alfredo Giuliani. - Torino : Einaudi, 1970. - viii, 243 p. ; 20 cm. - (Gli struzzi ; 12)Con una scelta del poema
Altri nomi.: Giuliani, Alfredo
Classificaz: 851.4
Lingua.....: ITA italiano
Paese......: IT Italia
Data ISO...: 1970
Biblioteca.: BAL Bagni di Lucca
- Coll: 851.4 TAS
- Inve: 197
Tipo mat...: M 102 Monografia
Record.....: TW00001127
MFN........: 232181
Thomas, Dylan
Poesie / Dylan Thomas ; traduzione di Ariodante Marianni ; con sette versioni di Alfredo Giuliani. - Torino : Einaudi, 1965. - 198 p. ; 22 cmTit. orig.: Collected poems. - Testo orig. a fronte.
Altri nomi.: Marianni, Ariodante
Giuliani, Alfredo
Classificaz: 821.9
Lingua.....: ITA italiano
Paese......: IT Italia
Data ISO...: 1965
Biblioteca.: PIE Pietrasanta
- Coll: FR 821.9 THO
- Inve: 002802
Tipo mat...: M 102 Monografia
Record.....: PIE013151
MFN........: 234364
Thomas, Dylan
Ritratto dell'autore da cucciolo, seguito da Avventure nel commercio della pelle, Gli inseguitori, Una storia / Dylan Thomas ; traduzioni di Lucia Rodocanachi e di Floriana Bossi ; prefazione di Alfredo Giuliani. - Torino : Einaudi, 1966. - xxi, 231 p. ;
19 cm. - (Nuova universale Einaudi ; 68)Trad. di: Portrait of the artist as a young dog, Adventures in the skin trade, The followers, A story
Altri nomi.: Giuliani, Alfredo
Classificaz: 823.912
Lingua.....: ITA italiano
Paese......: IT Italia
Data ISO...: 1966
Biblioteca.: BAL Bagni di Lucca
- Coll: 823.912 THO
- Inve: 3629
Tipo mat...: M 102 Monografia
Record.....: TW00000609
MFN........: 234371

bibliografia

Ruffilli, Paolo

Le stanze del cielo / Paolo Ruffilli ; prefazione di Alfredo Giuliani

Venezia : Marsilio, 2008
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\CSA\0080419]



Joyce, James

Poesie / James Joyce ; traduzioni di Alfredo Giuliani ... et al.! ; introduzione di Alberto Rossi

Milano : Oscar Mondadori, 2002
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\BVE\0329668]



Tasso, Torquato <1544-1595>

Gerusalemme liberata / di Torquato Tasso ; raccontata da Alfredo Giuliani, con una scelta del poema

Torino : Einaudi, 1986
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\FER\0006232]



Giuliani, Alfredo

Versi e non versi / Alfredo Giuliani

Milano : Feltrinelli, 1986
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\RLZ\0306194]



Thomas, Dylan

Poesie / Dylan Thomas ; traduzioni di Ariodante Marianni con sette versioni di Alfredo Giuliani ; biografia, introduzione, antologia critica e bibliografia di Gabriele Baldini

[Milano] : A. Mondadori, 1970
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\SBL\0364502]



Joyce, James

Poesie / James Joyce ; traduzioni di Alfredo Giuliani... [et al.! ; prefazione di Alberto Rossi

Milano : Mondadori, 1969
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\TO0\0365739]



Leopardi, Giacomo <1798-1837>

Giacomo Leopardi / scelta e introduzione di Alfredo Giuliani

Roma : Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, c1995, stampa 1998
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\VIA\0073901]



Ruffilli, Paolo

Le stanze del cielo / Paolo Ruffilli ; prefazione di Alfredo Giuliani

Venezia : Marsilio, 2008
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\VEA\0745321]



Acheng

La trilogia dei re Il re degli alberi Il re dei bambini Il re degli scacchi / Zhong Dianfei Acheng ; Introduzione di Alfredo Giuliani ; Traduzione dal cinese e cura di Maria Rita Masci

Roma ; Napoli : Theoria, 1989
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\RLZ\0231269]



Thomas, Dylan

Ritratto dell'autore da cucciolo : seguito da avventure nel commercio della pelle. Gli inseguitori. Una storia / Dylan Thomas ; traduzioni di Lucia Rodocanachi e Floriana Bossi ; nota di Alfredo Giuliani

Torino : Einaudi, 1996
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\RLZ\0055795]



3: I sonetti del 1832 / testi di Alfredo Giuliani ... [et al.]

Roma : Bulzoni, [1982]
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\SBL\0307857]



Giuliani, Alfredo

Chi l'avrebbe detto / Alfredo Giuliani

Torino : G. Einaudi, [1973]
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\SBL\0458014]



Joyce, James

Poesie / James Joyce ; traduzioni di Alfredo Giuliani ... [et al.] ; prefazione di Alberto Rossi

[Milano] : A. Mondadori, 1961
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\SBL\0028006]


Thomas, Dylan

Poesie / traduzione e note di Ariodante Marianni ; con un'appendice di versioni di Eugenio Montale, Piero Bigongiari, Alfredo Giuliani

Torino : Einaudi, 1970
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\SBL\0356946]



Giuliani, Alfredo

Pelle d'asino : grottesco per musica... / disegni di Gastone Novelli

Milano : All'insegna del pesce d'oro, 1964
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\SBL\0385759]



Thomas, Dylan

Poesie / Dylan Thomas ; traduzione di Ariodante Marianni con sette versioni di Alfredo Giuliani

Torino : Einaudi, , 1965
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\SBL\0283366]


Acheng

La trilogia dei re / Acheng ; introduzione di Alfredo Giuliani ; traduzione dal cinese e cura di Maria Rita Masci

Roma ; Napoli : Theoria, [1993!
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\TO0\0349179]


Poesie visive / Alfredo Giuliani ... [et al.! ; a cura di Lamberto Pignotti

Bologna : Sampietro, c1965
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\VEA\0147052]



Ario: Fragmenta Labyrinthi : Bologna Galleria San Luca dal 16 marzo 1974 / [testo di Alfredo Giuliani]

Bologna : Galleria San Luca, [1974?]
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\RMS\1408841]



Incisioni di Gastone Novelli / [testo di Alfredo Giuliani]

[S.l. : s.n., 1969?]
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\RMR\0093147]



Mincu, Marin

In agguato / Marin Mincu ; a cura e con una glossa di Alfredo Giuliani ; con una nota di Mario Luzi

Milano : All'insegna del pesce d'oro, 1986
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\CFI\0016220]



Apollinaire, Guillaume

La chiamavano Lu e altre poesie / Apollinaire ; tradotte da Giovanni Raboni e Vittorio Sereni ; introduzione di Alfredo Giuliani

Milano : A. Mondadori, 1984
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\UM1\0025153]



Shakespeare, William

Pericle, principe di Tiro / di William Shakespeare ; traduzione di Alfredo Giuliani ; con note critiche su Shakespeare e la sua opera

Genova : Edizioni del teatro di Genova, 1982
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\UBO\2307645]



1-2 / Antologia della poesia italiana. Alfredo Giuliani

Milano : Feltrinelli, 1975
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\UBO\1216258]



i NOVISSIMI : poesie per gli anni 60 / a cura di Alfredo Giuliani

Torino : Einaudi, 1972
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\RLZ\0204989]



Giuliani, Alfredo

Letture improvvise / Alfredo Giuliani

[S.l.] : Coop. scrittori e lettori, 1979
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\UBO\1504729]



Portinari, Folco

Viaggio in mezzo alla natura verso / Folco Portinari ; prefazione di Alfredo Giuliani

Roma : Cooperativa scrittori, 1976
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\SBL\0018976]



Savinio, Alberto

Hermaphrodito e altri romanzi / Alberto Savinio ; a cura di Alessandro Tinterri ; introduzione di Alfredo Giuliani

Milano : Adelphi, \1995!
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\CFI\0307441]



Villa, Carlo <1931->

Cento di questi fogli / Carlo Villa ; prefazione di Alfredo Giuliani

Roma : Empiria, \1989!
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\CFI\0191267]



Giuliani, Alfredo

Torquato Tasso, un matto a corte / di Alfredo Giuliani

Roma : La repubblica, 1995
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\FER\0152130]



Ledda, Gavino

Padre padrone: l'educazione di un pastore ; Presentazione di Alfredo Giuliani

Milano : Feltrinelli economica, 1977
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\LIA\0192748]



La scuola di Palermo / prefazione di Alfredo Giuliani

Milano : Feltrinelli, 1963
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\LO1\0484471]


Michaux, Henri

Un certo Piuma ; preceduto da Lontananza interiore / Henri Michaux ; traduzione e postfazione di Alfredo Giuliani

Milano : SE, \1989!
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\VEA\0046151]


Vergilius Maro, Publius

Eneide. Libro secondo / Virgilio ; nelle versioni di Annibal Caro e Giacomo Leopardi ; con un saggio di Alfredo Giuliani ; e immagini di Enzo Brunori ; a cura di Goffredo Binni

Macerata : Carima, 1992 (Arese : Arti grafiche Motta)
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\ANA\0014473]



Il romanzo di Tristano / a cura di Antonio Scolari ; presentazione di Alfredo Giuliani

Genova : Costa & Nolan, \1990!
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\BVE\0035349]



Chi l'avrebbe detto : arte, poesia e letteratura per Alfredo Giuliani / a cura di Corrado Bologna, Paola Montefoschi e Massimo Vetta

\Milano! : Feltrinelli, 1994
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\PAL\0097292]



Il laboratorio di Luciano Anceschi : pagine, carte, memorie / a cura di Maria Giovanna Anceschi, Antonella Campagna, Duccio Colombo ; contributi critici di Rossana Bossaglia, Alfredo Giuliani , Fulvio Papi ; coordinamento scientifico di Carlo Gentili, Marco Macciantelli, Alessandro Serra

Milano : Libri Scheiwiller, 1998
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\UBO\0306501]



Vergilius Maro, Publius

Eneide. Libro secondo / Virgilio ; nelle versioni di Annibal Caro e Giacomo Leopardi ; con un saggio di Alfredo Giuliani e immagini di Enzo Brunori ; a cura di Goffredo Binni

Macerata : Carima ; Milano : Federico Motta editore, 1992
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\UMC\0043104]



Schiavulli, Antonio <1973->

L' avventura dentro i segni : la poesia novissima di Alfredo Giuliani / Antonio Schiavulli

Bologna : Gedit, 2008
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\UBO\3475410]


Marinetti, Filippo Tommaso

L' alcova d'acciaio / Filippo Tommaso Marinetti ; prefazione di Alfredo Giuliani

Milano : Serra e Riva, [1985]
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\CFI\0103160]



Ferretti, Massimo <1935-1974>

Il gazzarra / Massimo Ferretti ; prefazione di Alfredo Giuliani

Firenze : Ponte alle Grazie, \1992!
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\CFI\0254118]



Perolino, Ugo

La poesia divisa : dalla neoavanguardia alle figure immaginarie di Alfredo Giuliani / Ugo Perolino

Napoli [etc.] : Edizioni scientifiche italiane, [1995]
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\CFI\0308531]



Manzoni, Alessandro <1785-1873>

La rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859 / Alessandro Manzoni ; a cura di Federico Sanguineti ; presentazione di Alfredo Giuliani

Genova : Costa & Nolan, [1985!
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\LO1\0260697]



3: I sonetti del 1832 / testi di Alfredo Giuliani ... [et al.]

Roma : Bulzoni, [1982]
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\SBL\0307857]



Giuliani, Alfredo

Pelle d'asino : grottesco per musica... / disegni di Gastone Novelli

Milano : All'insegna del pesce d'oro, 1964
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\SBL\0385759]



Ario: Fragmenta Labyrinthi : Bologna Galleria San Luca dal 16 marzo 1974 / [testo di Alfredo Giuliani ]

Bologna : Galleria San Luca, [1974?]
Monografia - Testo a stampa [IT\ICCU\RMS\1408841]


venerdì 10 settembre 2010

quarto elenco

IV

  1. Il sistema di Mallarmé sullo stesso, ma partendo da Huysmans);
  2. Dottor Faustroll & C. (su Alfred Jarry e la patafisica in generale);
  3. Bloy, patafisico cattolico (sullo stesso) C1;
  4. La gran bevuta di René Daumal (sullo stesso) C1;
  5. Sulla Kenogonia tradotta in Italia (su Queneau) C1;
  6. Pascoli, decadente suo malgrado (sullo stesso);
  7. Senza titolo (su Oppio e altre storie di Geza Csàth);
  8. Un eroe che bravamente invecchia con noi (su Chandler e il noir) C1;
  9. In morte di Michaux (sullo stesso) C1;
  10. Storie del Sertão (su Guimaraes Rosa);
  11. Delicatamente ridicolo (su Badenheim 1939 di Aaron Appelfeld) C1;
  12. Madre morte (sul Post mortem di Caraco) C1;
  13. Un cavaliere del cattivo umore (su Cioran) C1;
  14. Per Calvino (sullo stesso) C1;
  15. L'ultimo colloquio dell'agrimensore K. (apologo sul senso della critica).

quarto elenco

IV

  1. Il sistema di Mallarmé sullo stesso, ma partendo da Huysmans);
  2. Dottor Faustroll & C. (su Alfred Jarry e la patafisica in generale);
  3. Bloy, patafisico cattolico (sullo stesso) C1;
  4. La gran bevuta di René Daumal (sullo stesso) C1;
  5. Sulla Kenogonia tradotta in Italia (su Queneau) C1;
  6. Pascoli, decadente suo malgrado (sullo stesso);
  7. Senza titolo (su Oppio e altre storie di Geza Csàth);
  8. Un eroe che bravamente invecchia con noi (su Chandler e il noir) C1;
  9. In morte di Michaux (sullo stesso) C1;
  10. Storie del Sertão (su Guimaraes Rosa);
  11. Delicatamente ridicolo (su Badenheim 1939 di Aaron Appelfeld) C1;
  12. Madre morte (sul Post mortem di Caraco) C1;
  13. Un cavaliere del cattivo umore (su Cioran) C1;
  14. Per Calvino (sullo stesso) C1;
  15. L'ultimo colloquio dell'agrimensore K. (apologo sul senso della critica).

terzo elenco

III

  1. Ugo Foscolo e noi (sul raffronto Ortis-Werther);
  2. Senza titolo (ma, di fatto, partendo dall'Amica risanata, prosecuzione del precedente);
  3. Un'immagine di Keats (sullo stesso);
  4. Bagattella straziante (su Kierkegaard);
  5. L'illustrissimo Don Giovanni (sul mito dello stesso ma in particolare sul Don Giovanni di Kierkegaard, in prosecuzione del precedente) C1;
  6. Giacomo Leopardi (saggio introduttivo per una "scelta" pubblicata in collana dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato);
  7. L'amabile che spiaceva a se stesso (su Stendhal);
  8. Un romanzo a briglie sciolte (su Vent'anni dopo di Dumas);
  9. La formula di Manzoni (sui Promessi sposi);
  10. Gli oggetti di «Madame Bovary» (sullo stesso);
  11. Leggere Ippolito Nievo (sulle Confessioni d'un italiano);
  12. L'eccesso del conoscersi (sui Karamàzov di Dostoevskij);
  13. Le utopie che falliscono (sull'Idiota, legato al precedente);
  14. Com'è poetica la stupidità (sui Quaderni di Cechov) C1;
  15. Dolce e atroce zietta (sulla poesia di Emily Dickinson);
  16. La saggezza di Maeterlinck (sullo stesso) C1;
  17. L'immaginazione al lavoro (sul Castello dei Carpazi di Jules Verne);
  18. Un pregevole irlandese (sul Paese dello Yann di Lord Dunsany) C1;
  19. L'ingegno delle fiabe (sulle Fiabe popolari inglesi di Katharine Briggs) C1;

terzo elenco

III
  1. Ugo Foscolo e noi (sul raffronto Ortis-Werther);
  2. Senza titolo (ma, di fatto, partendo dall'Amica risanata, prosecuzione del precedente);
  3. Un'immagine di Keats (sullo stesso);
  4. Bagattella straziante (su Kierkegaard);
  5. L'illustrissimo Don Giovanni (sul mito dello stesso ma in particolare sul Don Giovanni di Kierkegaard, in prosecuzione del precedente) C1;
  6. Giacomo Leopardi (saggio introduttivo per una "scelta" pubblicata in collana dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato);
  7. L'amabile che spiaceva a se stesso (su Stendhal);
  8. Un romanzo a briglie sciolte (su Vent'anni dopo di Dumas);
  9. La formula di Manzoni (sui Promessi sposi);
  10. Gli oggetti di «Madame Bovary» (sullo stesso);
  11. Leggere Ippolito Nievo (sulle Confessioni d'un italiano);
  12. L'eccesso del conoscersi (sui Karamàzov di Dostoevskij);
  13. Le utopie che falliscono (sull'Idiota, legato al precedente);
  14. Com'è poetica la stupidità (sui Quaderni di Cechov) C1;
  15. Dolce e atroce zietta (sulla poesia di Emily Dickinson);
  16. La saggezza di Maeterlinck (sullo stesso) C1;
  17. L'immaginazione al lavoro (sul Castello dei Carpazi di Jules Verne);
  18. Un pregevole irlandese (sul Paese dello Yann di Lord Dunsany) C1;
  19. L'ingegno delle fiabe (sulle Fiabe popolari inglesi di Katharine Briggs) C1;