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venerdì 5 marzo 2010

Corpus. Frammenti di autobiografia

Corpus. Frammenti di autobiografia è datato 1950. Credo sia rintracciabile soltanto in Versi e Nonversi (Feltrinelli 1986)
8.

Nei tardi pomeriggi di quegli anni, inforcato
il cappello nero di paglia sulle trecce a torciglio
sopra le orecchie, la nonna trascinava il bimbo
alle novene o al maggio mariano. Renitente
all'assurda costrizione dei ginocchi, stranito di noia,
trattenevo gli scalpiti del cuore nell'odore stordente
di cera e d'incenso tra i mormorii paurosi delle litanie
echeggiati sotto le navate fino al soffitto altissimo.
Lugubre saliva e scendeva la voce falsa e simbolica
del predicatore. La nonna brontolava preghiere, ingobbita,
le mani raccolte sulla fronte sgranava il rosario.
A volte sentivo le rondini garrire a picco sui finestroni
mentre il ciclo struggente imbruniva. Oppure girovagavo
per le navate fioche e irte di lisci meandri tra i pilastri
freddi a toccare, tra i riverberi delle sante candele.

9

La passione era di leggere, correre nel vento, popolare
di storie i giardini striminziti delle piazze di periferia,
essere capo di ragazzi, tramare ciò che amavo nei libri,
giochi furfanti libera vita strade d'avventura tipi segreti.
E come era acerba e liscia a baciare con casta ignoranza
la sorella del compagno, mentre già si cercava dal vano
d'una finestra lo sguardo-ombra misterioso della ragazza
più grande.

11

Amo i gabbiani, pensarli quando al tramonto tornano le
barche
dalla pesca le avanzano i gabbiani e intorno trasvolano voci
d'ali bianche, allegri e affamati, ma non entrano in porto
e li vedi nel pallore della sera riprendere il largo della baia.
Scortiamo i caldi saputi pensieri al loro porto, la mente
è universo per gabbiani e barche e pesci morti.

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