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lunedì 14 giugno 2010

da Leopardi di Alfredo Giuliani

Leggiamo un altro passo dello Zibaldone, del 1828, decisivo per capire come stanno veramente le cose: «All' uomo sensibile e immaginoso, che viva, come io sono vissuto gran tempo, sentendo di continuo ed immaginando, il mondo e gli oggetti sono in certo modo doppi. Egli vedrà cogli occhi una torre, una campagna; udrà cogli orecchi un suono d'una campana; e nel tempo stesso coll'immaginazione vedrà un'altra torre, un'altra campagna, udrà un altro suono. In questo secondo genere di obbietti sta tutto il bello e il piacevole delle cose». Ecco il punto perfettamente proustiano intorno al quale ruota l'intero sistema del nostro grandissimo Giacomo: tanto la poetica e la poesia, quanto la prosa, il sentimento e la filosofia dell'esistenza.
Raddoppiare l'esperienza non è unicamente ricordare, sovrapporre involontariamente una sensazione o un'immagine passate a una sensazione o immagine presenti; è anche rovesciare il presente su se stesso e percepirne il fantasma, quella materialità dolorosa che sta passando,che si distrugge nell'atto di formarsi, e il cui passare passato sarà forse misteriosamente recuperabile in un altro futuro momento sfuggente.
Il raddoppio può prendere la figura della proiezione e dello sdoppiamento (sarà Silvia Leopardi, sarà la morte bella fanciulla e la morte sanguinaria di Amore e morte),la figura dell'anticipazione, dell'illusione tolta e restituita.
All'orribile contraddizione della Natura, all'essere per la morte, all'infelicità dell'esistente nato per la felicità e ingannato:fin dalla nascita, Leopardi risponde con la sua contraddizione, con la sua eroicomica renitenza. Sciopera contro l'Universo (ivi compresa la società e le sue ideologie), nientemeno, perché l'Universo è un bieco, sfruttatore del Desiderio umano, un repressore del piacere, un inetto e ipocrita persuasore di godimento: infatti non è riuscito a far di meglio che confondere l'amore, noi diremmo forse l'orgasmo, con la morte.
Non sembrerà strano se dico che l'attualità di Leopardi confina con l'attualità di Sade: la stessa glacialità implacabile e la stessa percezione sfrenata della Natura criminale.
Ma dove Sade si scatena a secondare voluttuosamente

(continua)
Alfredo Giuliani, Le droghe di Marsiglia, Adelphi

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