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domenica 17 marzo 2013

Leopardi di Alfredo Giuliani


Leggiamo un altro passo dello Zibaldone, del 1828, decisivo
per capire come stanno veramente le cose: «All' uomo
sensibile e immaginoso, che viva, come io sono
vissuto gran tempo, sentendo di continuo ed immaginando,
il mondo e gli oggetti sono in certo modo doppi. Egli
vedrà cogli occhi una torre, una campagna; udrà cogli
orecchi un suono d'una campana; e nel tempo stesso col-
l'immaginazione vedrà un'altra torre, un'altra campagna,
udrà un altro suono. In questo secondo genere di obbietti
sta tutto il bello e il piacevole delle cose». Ecco il punto
perfettamente proustiano intorno al quale ruota l'intero
sistema del nostro grandissimo Giacomo: tanto la poetica
e la poesia, quanto la prosa, il sentimento e la filosofia dell'esistenza.
Raddoppiare l'esperienza non è unicamente
ricordare, sovrapporre involontariamente una sensazione
o un'immagine passate a una sensazione o immagine pre-
senti; è anche rovesciare il presente su se stesso e percepirne
il fantasma, quella materialità dolorosa che sta passando,
che si distrugge nell'atto di formarsi, e il cui passare
passato sarà forse misteriosamente recuperabile in un
altro futuro momento sfuggente.
Il raddoppio può prendere la figura della proiezione e
dello sdoppiamento (sarà Silvia-Leopardi, sarà la morte
bella fanciulla e la morte sanguinaria di Amore e morte),
la figura dell'anticipazione, dell'illusione tolta e restituita.

All'orribile contraddizione della Natura, all'essere per la
morte, all'infelicità dell'esistente nato per la felicità e ingannato
:fin dalla nascita, Leopardi risponde con la sua
contraddizione, con la sua eroicomica renitenza. Sciopera
contro l'Universo (ivi compresa la società e le sue ideologie),
nientemeno, perché l'Universo è un bieco, sfruttatore del
Desiderio umano, un repressore del piacere, un
inetto e ipocrita persuasore di godimento: infatti non è
riuscito a far di meglio che confondere l'amore, noi .diremmo
forse l'orgasmo, con la morte.

Non sembrerà strano se dico che l'attualità di Leopardi
confina con l'attualità di Sade: la stessa glacialità implacabile
e la stessa percezione sfrenata della Natura criminale.
Ma dove Sade si scatena a secondare voluttuosamente

[(continua) Alfredo Giuliani, Le droghe di Marsiglia, Adelphi]

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