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venerdì 18 dicembre 2009

Il giovane Max

Questa prima e attesa opera narrativa di uno dei protagonisti dell'avanguardia è un viaggio, non attorno alla propria camera, ma nei deliri verbali della nostra società, negli universi linguistici della chiacchiera quotidiana, inesauribile nella sua ingordigia, che vuole tutto definire e digerire e che, anziché avvicinare il mondo reale, moltiplica quelli possibili. A questo farneticare l'autore applica una terapia 'omeopatica', fingendo di esasperarlo e sviluppandone così le variazioni più sorprendenti : dalle battute della mezzacultura ai volontari ed estranianti refusi tipografici, dalle scurrilità più stilizzate alle iperboli della oscenità plebea, dalle fantastiche etimologie nella linea che va da Dossi a Gadda alle invenzioni nevrasteniche di un Jarry.



La seconda parte è costituita da un glossario, che spiega i neologismi della prima, una specie di "Dizionario dei luoghi comuni' dove, con una scelta di tempo esemplare e facendo sfoggio di un funambolismo filologico efficacissimo, l'autore conduce un attacco a fondo alla 'linguetica', la moderna e onnipresente linguistica.
Raramente l'esorcizzazione delle malattie del linguaggio è stata fatta con tanta salute, con un dosaggio così felice di umori che si condensano in calzanti e imprevedibili neologismi. L'ulteriore deformazione di gorghi già grotteschi approda a una satira che finisce per ignorare il bersaglio che voleva colpire, per vivere della propria energia.
Nel testo ricorrono fantomatici personaggi : il conte. Madama Sorcia, Ulla, il giovane Max; quest'ultimo, ripreso anche nel titolo, allude probabilmente a una sorta di apprendistato, di decifrazione di un mondo in cui l'unica rivoluzione veramente possibile sembra solo quella delle parole.

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